Italiani senza cittadinanza

È bene chiarire le cose prima di iniziare: lo Ius Scholae non potrà essere approvato in questa legislatura (che finirà nel 2023). È importante sottolineare questo elemento per poter analizzare questo tema più da lontano e con i giusti strumenti, senza cadere in facili diatribe di appartenenza politica, che invece stanno monopolizzando il dibattito di questi giorni. La polemica political-social sullo Ius Scholae, insomma, è un po’ come il tormentone estivo 2022, al pari di una canzone di Fedez e Orietta Berti da ascoltare in spiaggia.

Tuttavia, dopo mesi di rinvii e di ostruzionismo, la discussione sulla riforma della legge 91/92 che regola l’acquisizione della cittadinanza italiana è approdata alla Camera mercoledì scorso, 29 giugno. Questa riforma, se approvata, prevede che ogni minore nato in Italia da genitori stranieri possa chiedere la cittadinanza italiana purché abbia frequentato per 5 anni uno o più cicli scolastici in Italia. Lo stesso si applica anche ai minori non nati in Italia, ma che siano entrati nel Paese entro i 12 anni di età. Nonostante le varie esternazioni, soprattutto dai partiti di destra, che paragonano il diritto alla cittadinanza a una forma di “sostituzione etnica”, difficilmente cambierà qualcosa quest’anno. 

La riforma della cittadinanza non è nel programma del Governo Draghi, mentre rimane uno dei temi su cui si basa la propaganda politica, sia da un lato che dall’altro, anche se questa volta sia Salvini (Lega) che Meloni (Fdi) stanno dando il meglio di loro, utilizzando il cavallo di battaglia del “questa riforma non è necessaria né tantomeno prioritaria”. Tuttavia, non si tratta solo di comunicazione politica, ma di fatti reali sulla ‘pelle’ di poco più di un milione di giovani in attesa della cittadinanza: dall’inizio dell’iter sono stati presentati 728 emendamenti (di cui 484 solo dalla Lega) per ‘fermare’ una legge formata da soli due articoli. In uno di questi emendamenti il Carroccio chiede che siano inseriti dei ‘test di italianità’, dei veri e propri esami sugli usi e costumi del Paese. Sfidiamo qualsiasi ragazzino di 8 anni cresciuto a Milano da genitori milanese a superare un test di cultura generale sulle tradizioni popolari molisane…

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14 thoughts on “Italiani senza cittadinanza

  1. È bene chiarire che in Italia il lavoro non c’è, i giovani studiano anni si laureano e tra quelli meno fortunati che non vogliono vivere  di sussidi e di stenti o grazie al reddito misero del padre in pensione devono andare in cerca di fortune all’estero. Questi immigrati arrivati senza nessuna cultura lavorativa cosa fanno nel nostro paese? Spacciano rubano e vanno a giro con la mannaia e ci preoccupiamo di favorire l’integrazione di questi con lo ius scholae ? Quelli nati in Italia cosa credete che faranno da grandi, la maggior parte di loro? Sicuramente vivranno di sussidi come ormai gli italiani adesso . Prima questo paese si preoccupi di sviluppare un piano industriale di favorire lo sviluppo del lavoro e non l’arrivo di barconi a braccia aperte cara sinistra!

  2. E meno male che C’è qualcuno che in Italia nkn e d’accordo con questa mistificazione di cui anche voi vi fate portatori. Il fatto di essere senza cittadinanza, come asserite voi giornalisti in questo articolo, quale tragedia favorisce per questi poveri immigrati? Avete tentato la neutralità informativa con una dolce premessa, tipica di quel pensiero intellettuale parassita, ma non viene riuscito. La cittadinanza dopo dieci anni di vita in questo paese è con un lavoro dimostrabile.

    1. Se scorre in fondo all’articolo c’è scritto che questo pezzo è tratto da un articolo più lungo. Lo legga. Ci sono scritte tutte le limitazioni a cui vanno incontro coloro che non hanno la cittadinanza

  3. Si, tutti hanno il diritto di cosa? Io lavoro sodo pago le tasse è ho il diritto di ogni cittadino medio che paga le tasse e fior di tasse di avere dei servizi decenti e soprattutto di andare per strada in sicurezza. Pago le tasse non solo per i servizi, ma perché i miei figli abbiano un futuro. I miei soldi non devono rimpinguare le tasche di coloro che vogliono riempire le strade di gente con le cuffiette a fottere il prossimo. I diritti di stare nel non nostro paese si devono guadagnare con i fatti! e non con le leggi ad minchiam del pd.

  4. Io credo ci sia un problema di base dietro tutta questa storia…la cittadinanza non è un diritto,è un dovere…il dovere di contribuire al funzionamento del paese,il dovere di rispettarne le norme, il dovere di essere italiano…i diritti vengono dopo aver rispettato e assolto i propri doveri…non prima…

  5. Ad alcuni saranno sfuggite le interessanti ultime puntate di Dritto e Rovescio esattamente quelle del 16/6 e del 23/6/22 probabilmente se avessero ascoltato quello che dicono i “nuovi italiani” o aspiranti tali, forse, ma dubito fortemente che lo facciano, cambierebbero il loro punto di vista.

  6. Chiariamo che si parla di cittadini non italiani bensì extracomunitari, e che quindi il nostro parlamento dovrà perdere tempo a discutere dei loro diritti quando tutti i nostri diritti di cittadini italiani vengono sistematicamente calpestati

  7. Se vale il principio che chi non di comporta bene non ha diritto alla cittadinanza, allora anche chi ce l’ha dovrebbe perderla se froda, spaccia ruba uccide…. Tanto poi se non cambia nulla… averla o no… la possono perdere tranquillamente.
    Non vedo perché cittadini italiani criminali devono averla e gli stessi stranieri no. Oppure a parità di comportamento giusto non devono averla. A quanto pare la cittadinanza sembra essere solo un prerogativo di buon comportamento. 🤔

  8. Fra l’altro, per la legge, giusta o no,(legge non equivale a giustizia) avere la cittadinanza equivale ad avere sia diritti che doveri, non è ne un diritto ne un dovere ne una scusa per approfittarne, sia per italiani (da generazioni) che per stranieri. In tanti paesi esistono doppie cittadinanze.

  9. Se in Italia hanno più diritti gli immigrati irregolari dei cittadini vorremmo forse credere che l’approccio verso il rilascio della cittadinanza vedrà una prevalenza dei doveri rispetto ai diritti? L’idea dello ius scholae come metodo per acquisire la cittadinanza e’ pensato per dare la cittadinanza a chi non ne ha diritto. Pensare a dare la cittadinanza solo dopo 5 anni di ciclo di studi e’ una sciocchezza, e magari 5 anni facendo dei comodi corsi online tipo Cepu dove impari niente e hai la garanzia del diploma. Occorrono parametri di rilascio della cittadinanza più seri, un periodo di residenza in Italia più lungo e un ciclo di studi di almeno 8 anni presso gli istituti scolastici “in presenza” con esame finale di lingua, storia, diritto civico. Senza questo tutto diventa una farsa è un modo solo di riempire il paese di disperati con l’unico intento di dare il voto al PD.

  10. Una parte deve studiare, integrarsi, fare il bravo per una decina d’anni…. Tutto logico, peccato che c’è invece chi la ottiene, senza studiare, facendo i porci comodi, magari poi fa il delinquente… ed ha la cittadinanza solo perché i suoi genitori non sono stranieri ed è nato qui. Sarebbe giusto è logico che non ci fossero differenze, se veramente la cittadinanza è considerato un “premio” di condotta. Se i diritti li devono avere chi si comporta bene, deve valere per tutti e non solo per gli stranieri.

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