Biden vs Bezos: tasse e inflazione al centro della polemica

Sono stati giorni di botta e risposta tra Biden e Jeff Bezos sul tema tasse e economia. 
A fare da miccia alla querelle un tweet dello scorso 14 maggio in cui il presidente degli Stati Uniti affermava: “Volete far scendere l’inflazione? Allora assicuriamoci che le aziende più ricche paghino il giusto”. 

“Sanno che l’inflazione colpisce chi ha più bisogno. I sindacati non causano l’inflazione e neanche i ricchi”, ha replicato Bezos, che ha poi dato l’affondo con una critica verso l’amministrazione Biden: “Ricordate che l’amministrazione ha cercato di aggiungere altri 3.500 miliardi di dollari di spese federali. Non ci sono riusciti ma se l’avessero fatto l’inflazione sarebbe ancora più alta oggi”.

La Casa Bianca ha quindi replicato: “Non serve molto per capire il perché uno degli uomini più ricchi del pianeta si oppone a un’agenda economica per la classe media”, ha affermato il vice portavoce della Casa Bianca Andrew Bates. E non sorprende, ha aggiunto, che il tweet sia “arrivato dopo che il presidente ha incontrato i sindacati, incluso quello di Amazon“. 

10 thoughts on “Biden vs Bezos: tasse e inflazione al centro della polemica

  1. Come al solito per certa classe politica statalista la ricchezza è il nemico da abbattere.

    Ogni tassa, ogni imposta, ogni prelievo poi si scarica sui consumatori, visto che solo loro che pagano i rincari

    Becera visione statalista dell’economia

  2. Il discorso è più complesso. Sia dal punto di vista dell’equità fiscale che da quello relativo al gettito fiscale complessivo, non si può continuare a tollerare che le multinazionali non paghino imposte mentre invece le imprese nazionali si dissanguano per pagare le imposte dovute. Diventa competizione sleale e una perdita di gettito fiscale per ogni Paese. Se prendiamo ad esempio Apple, multinazionale che cammina su un materasso di utili accantonati superiore ai 200 miliardi di dollari, si capisce che se Apple avesse pagato le imposte dovute come una qualsiasi altra impresa americana, al posto di avere 200 miliardi in cassa ne avrebbe avuti la metà, ma certo non sarebbe fallita e nemmeno sarebbero mancati i fondi per gli investimenti e la ricerca .

    1. Oppure dichiarare il vero e finché ci sarà un imprenditore che viaggia in supercar e dichiara meno dei dipendenti sarà sempre solo la solita presa per il. Fondelli

  3. In rapporto con certe aziende, se si accetta di pagare meno, allora certe aziende sarebbero per anni e anni a credito. Per essere equi il divario è così grande che ci sarebbe aziende che non dovrebbero pagare niente. È inutile abbassare di qualche decina di percentuale, le multinazionali guadagnerebbero comunque in maniera esagerata rispetto ad altre.

  4. Più e’ alta la pressione fiscale più aumenta l’evasione fiscale, e’ direttamente proporzionale. C’è un limite concreto alla misura del prelievo fiscale, quando lo si supera il cittadino comincia ad evadere perché percepisce quanto richiesto non più come una contribuzione alle spese sociali ma come un esproprio, un’ingiustizia e quindi cerca di porvi rimedio nascondendo al fisco parte dei guadagni. Questo non avviene solo in Italia, ma in tutto il mondo. E considerata la pressione fiscale stellare presente nel nostro paese, non siamo i maggiori evasori. I tedeschi tenendo presente che hanno una pressione fiscale ben più bassa della nostra, evadono di più di noi.

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