La guerra al Reddito di cittadinanza rivela l’incapacità della politica

Negli ultimi giorni si è assistito a un nuovo attacco al Reddito di cittadinanza da parte di politici come Carlo Calenda e Matteo Renzi. La retorica utilizzata contro il Rdc spesso banalizza questa misura di sostegno alle famiglie sotto la soglia della povertà come uno strumento che disincentiva il lavoro. Ma Anpal smentisce questa teoria: ”Su 725mila persone su 1,8 milioni di individui affidati ai Cpi ha all’attivo almeno rapporto di lavoro (40%), e 546mila di queste hanno attivato un nuovo rapporto dopo essere diventate beneficiarie (30%), per un totale di oltre 1,2 milioni di nuovi rapporti attivati.”

La guerra al Rdc quindi guarda al dito invece che alla luna, cioè l’incapacità della politica di risolvere quei problemi che da anni affliggono il mercato del lavoro in Italia.

Se guardiamo al mercato del lavoro, il fenomeno più evidente è quella della diminuzione dei salari. Secondo un’analisi INPS del 2020, condotta da Michele Bravaro, si scopre che oltre il 30% dei lavoratori guadagnano in Italia un salario inferiore al 60% del valore medio. Tradotto: più di un lavoratore su 3 si trova in condizione di povertà relativa. A cui si aggiungono circa 2,5 milioni di persone disoccupate.

Passando poi al Reddito di cittadinanza, innanzitutto questo non è privo di condizionalità: dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro si prevede la decadenza. Inoltre, secondo i dati INPS l’importo medio è di 721 euro per nucleo famigliare di cinque persone, e di 453 per i nuclei con un componente. Si tratta di somme ridottissime, che servono a malapena a sostenere le spese ordinarie. Dunque, sotto queste condizioni, non sta a galla neanche la retorica che descrive il Rdc come una misura che incentiva la “pigrizia“: è molto difficile, cioè, credere che una persona sotto la soglia di povertà rifiuterebbe un’offerta di lavoro dignitosa e con un salario equo in cambio di un’indennità di 453 euro.

Il problema, quindi, non è il welfare ma le politiche del lavoro. Dal governo Renzi al governo Draghi, il debito pubblico è stato utilizzato come strumento di sostegno alle imprese, inondate di soldi pubblici a fronte di nessun obbligo sul versante occupazionale e degli investimenti produttivi. Misure che negli anni hanno mancato gli obiettivi della crescita della produttività e dell’occupazione.

15 thoughts on “La guerra al Reddito di cittadinanza rivela l’incapacità della politica

  1. Il reddito di cittadinanza ha due grandi obiettivi: incentivare il dolce far niente, lavorare è fatica; abbinare il lavoro nero al reddito dì cittadinanza. Obiettivi raggiunti e superati.

  2. Falso, il reddito di divanolanza scoraggia il lavoro in quanto i percettori percepiscono il reddito e poi integrano con il nero, favorendo quindi l’illegalità e impedendo lo sviluppo della nazione, oltre al fatto che il reddito di divanolanza è un trasferimento di risorse già create e quindi già consumate per la macroeconomia, non producendo quindi ne’ nuovo prodotto ne’ nuova ricchezza

    Ma d’altronde, con più di 850 miliardi di euro di spesa pubblica annua de il principio della spesa pubblica funzionasse dovremmo crescere a ritmi di uno stato in via di sviluppo

  3. Quello che più mi stupisce è come questi 2 soggetti possano fare il lavaggio del cervello a tanti…….
    attaccano il RDC solo x sopraffare il m5s…..
    ammetto che è un po scomodo x questi papponi averli in parlamento ed al governo, ma nn illudetevi, non riuscirete mai a comprarvi questo paese.

  4. I “grandi della politica” per me sono la thatcher, sono Reagan, sono de Gasperi, Einaudi, pella, mark rutte, Veronica de romanis, Lorenzo bini smaghi, Antonio Martino, de gaulle, macron, truman, tutti soggetti liberali liberisti liberali conservatrici

    Magari avessimo anche noi una thatcher o un Reagan che privatizza e liberalizza anche l’aria che si respira, altro che “propaganda neoliberista “

  5. Un reddito ai più poveri è giusto. Ma qui purtroppo è ormai risaputo che troppi preferiscono tenere il reddito di cittadinanza e poi lavorare in nero o anche non lavorare . Dove sono i controlli su chi rifiuta per tre volte il lavoro e che quindi, secondo la regola, dovrebbe essere esentato dal ricevere il rdc? Nessuno controlla. Insomma miliardi gettati al vento..

  6. Secondo me invece del reddito sarebbe stato meglio destinare qsti soldi alle pensioni cioè abbassare a tipo 60 anni la soglia per lasciare il lavoro creando così posti di lavoro e facendo vivere dignitosamente i pensionati… e non sono un economista ma ragiono semplicemente.. cosa sconosciuta ai ns politici

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