Perché il commercio mondiale è in crisi?

Dalle automobili ai microchip, dalla produzione di carta all’allevamento di tacchini, senza contare i ritardi nelle consegne e il conseguente aumento dei prezzi: da mesi il commercio globale è in crisi, a causa della scarsità in tutto il mondo di beni di consumo e generi di prima necessità.

Mentre nel mondo anglosassone inizia a diffondersi la paura che la crisi possa rovinare il Natale, gli esperti avvertono che le cose potrebbero migliorare solamente a metà del 2022, mentre altre stime indicano addirittura il 2023.

Ma perché il commercio globale è entrato in crisi?

Secondo il ricercatore Stavros Karamperidis, la crisi del commercio mondiale è essenzialmente una crisi della supply chain, la “catena di approvvigionamento”, ovvero il complesso e interconnesso sistema di trasporti e rifornimenti su cui si fondano il commercio e l’economia globale, che sta vivendo un momento caratterizzato da “un classico squilibrio tra domanda e offerta”. Dovuto al fatto, nelle parole dell’economista statunitense Tyler Cowen, che “alcuni fondamentali centri nevralgici dell’economia mondiale sono stati colpiti da un misto di Covid e sfortuna”.

In pratica, a causa della pandemia, ma anche di altri squilibri macroeconomici, la produzione non riesce a soddisfare la domanda, e a sua volta il sistema dei trasporti globale non riesce a tenere il passo della produzione; sull’economia globale pesano poi la mancanza di manodopera e delle fonti di energia necessarie ai processi di produzione e scambio.

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