Alluvione in Emilia-Romagna, il fango soffoca l’agricoltura

L’acqua ha lasciato il posto nei campi coltivati ad un fitto strato di limo e sabbia che crea una crosta impermeabile, soffocando il terreno e rendendo impossibili gli scambi gassosi fondamentali per le radici e la vita delle piante.

È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti dell’alluvione in Emilia-Romagna, che mettono a rischio la fertilità su oltre 100mila ettari coltivati. Si tratta di cercare di far tornare a vivere un territorio con oltre 25mila ettari di frutteti, con pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni, mentre in altri 25mila ettari sono piantati vigneti, ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole, come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi. Oltre 60mila ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia. 

L’alluvione, ricorda Coldiretti, ha devastato aziende agricole e allevamenti in una delle aree del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno, che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia. Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli a strutture, macchinari e attrezzature, senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.

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